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L'origine dell'Antisemitismo islamico

L’antisemitismo islamico moderno, pur non essendo limitato ai movimenti islamisti, è un fattore chiave nella guerra degli islamisti contro la società occidentale e i suoi valori nel mondo odierno. 


Gerusalemme
Esso si cela dietro il desiderio di distruggere il “tumore canceroso” di Israele e motiva e approva tutti gli attacchi iraniani contro di esso; ispira la minaccia di Recep Tayyip Erdogan, dove gli israeliani non saranno in grado di “trovare un albero dietro cui nascondersi”, una chiara allusione questa ad un hadith che esige l’uccisione degli ebrei; induce Mahmoud Abbas a negare ogni legame tra Gerusalemme e gli ebrei e trasforma il conflitto politico tra Israele e gli arabi in una lotta religiosa tra il bene e il male.


L’antisemitismo islamico mobilita i terroristi dello Stato islamico per uccidere gli ebrei in Europa e garantisce che non solo ad Amman, ma anche a Berlino e Malmö gli arabi minaccino gli ebrei con questo particolare grido di battaglia: “Khaybar, Khaybar", cioè "Ebrei, l’esercito di Maometto tornerà”. 

Khaybar è il nome di un’oasi abitata dagli ebrei che Maometto conquistò nel sangue nel 628. 

È anche il nome di un fucile d’assalto di fabbricazione iraniana e di un tipo di razzo usato da Hezbollah contro le città israeliane nel 2006.


Che cosa significa il termine “antisemitismo islamico”?

Questo termine non è un attacco generale all’Islam e al Corano, i cui testi includono anche riferimenti favorevoli agli ebrei, né è un’accusa generale contro i musulmani, alcuni dei quali sono contrari all'antisemitismo. 

Piuttosto, si riferisce a uno specifico tipo di antisemitismo basato su una fusione di due risorse: l'antigiudaismo dell’Islam primitivo e l’antisemitismo moderno dell’Europa.

L’antisemitismo europeo, rappresentato dallo spettro del complotto ebraico mondiale, era estraneo all'immagine originale degli ebrei nell'Islam. 

Solo nella tradizione cristiana, gli ebrei appaiono come una forza mortifera e potente capace di uccidere anche l’unico figlio di Dio. 

Sono stati in grado di portare morte e rovina all'umanità (essendo ritenuti responsabili delle epidemie di peste). 

I nazisti credevano che gli ebrei governassero il mondo, e che quindi fossero responsabili di tutte le sue disgrazie; c’era, secondo la loro visione, un unico modo per redimere il mondo: l’annientamento sistematico degli ebrei.


Non è così nell'Islam: qui, non furono gli ebrei a uccidere il Profeta, ma fu il Profeta che uccise gli ebrei. 

Negli anni dal 623 al 627, Maometto schiavizzò, espulse o annientò tutte le tribù ebraiche di Medina. Pertanto, allora alcuni tratti tipici dell’antisemitismo cristiano non apparivano nel mondo musulmano: Non c’erano timori di cospirazioni e dominio da parte degli ebrei, non c’era alcuna accusa di malvagità diabolica, non furono accusati di avvelenare i pozzi né di diffondere la peste.

Invece, i musulmani solevano trattare gli ebrei con disprezzo o con tolleranza condiscendente. 

L’odio verso gli ebrei promosso nel Corano e nella Sunna perseguiva l’obiettivo di tenerli sottomessi come Dhimmi, dove l’ostilità era accompagnata dallo svilimento.

Nell’Iran sciita, gli ebrei erano considerati impuri, e quando pioveva, era loro vietato riversarsi nelle strade in modo che la loro “impurità” non contaminasse i musulmani. 

Questa impronta culturale faceva sembrare assurda l’idea nutrita dagli antisemiti cristiani che gli ebrei potessero rappresentare una minaccia permanente per il mondo.


Tuttavia, tutto cambiò con la comparsa dell’antisemitismo islamico. 

La sua essenza è la fusione dell’antigiudaismo islamico delle vecchie scritture con l’antisemitismo europeo moderno, da qui la combinazione delle peggiori immagini cristiane e islamiche degli ebrei.

Un esempio è la Carta di Hamas dove all’art. 7 si cita un hadith in cui il profeta Maometto afferma che i musulmani uccideranno gli ebrei “quando gli ebrei si nasconderanno dietro una pietra o un albero. Allora, le pietre e gli alberi diranno: ‘O musulmano, o servo di Allah, c’è un ebreo nascosto dietro di me, vieni e uccidilo”. 

Al contempo, l’art. 22 dello stesso Statuto afferma che gli ebrei “organizzarono la Prima guerra mondiale (…) e la Seconda guerra mondiale. (…) Nessuna guerra è mai scoppiata senza che si trovassero le loro impronte digitali”.

Questo testo ritrae al contempo gli ebrei, da una parte, come degradati, in fuga e nascosti, e dall'altra, come i veri e segreti governanti del mondo. 

Logicamente, questa combinazione è tanto assurda quanto la convinzione nazista che gli ebrei controllassero sia il comunismo sia Wall Street.

Ma così facendo, entrambe le componenti si radicalizzano: l’antisemitismo europeo si alimenta tramite l’impeto religioso e fanatico dell’Islam radicale, mentre il vecchio antigiudaismo del Corano, integrato dalla teoria del complotto mondiale, è contraddistinto da una nuova peculiarità finalizzata a eliminare gli ebrei.

Un rilevante tratto distintivo di questa nuova peculiarità è la convinzione che gli ebrei di tutto il mondo, in combutta con lo Stato di Israele, siano dietro un complotto sinistro per minare e sradicare l’Islam.

Già negli anni Trenta, Amin al-Husseini, il Mufti di Gerusalemme, sosteneva che gli ebrei fossero impazienti di distruggere i luoghi sacri dell’Islam a Gerusalemme. 

Negli anni Cinquanta, Sayyid Qutb continuò questa propaganda nel suo opuscolo “La nostra lotta contro gli ebrei”, in cui scrisse: “La feroce guerra che gli ebrei hanno lanciato contro l’Islam (…) non si è estinta, nemmeno per un istante, per quasi quattordici secoli fino ad ora, e il suo bagliore infuria in ogni angolo del globo”.

Il VII secolo è di nuovo associato al XX secolo e alle affermazioni coraniche sugli ebrei unitamente alla visione di una cospirazione mondiale. 

Così, il conflitto politico tra arabi e sionisti sulla Palestina si è islamizzato e si è trasformato in una lotta religiosa di vita e di morte. 


L’antisemitismo islamico non si sviluppò spontaneamente ma fu inventato e usato come un mezzo per un fine. 

Questo processo iniziò circa 85 anni fa nell'ambito dei tentativi arabi di fermare l’immigrazione degli Ebrei in Palestina, cosa che aumentò considerevolmente negli anni Trenta.

Il primo testo che diffondeva il puro e semplice odio verso gli ebrei in un contesto islamico, mescolando alcuni episodi anti-ebraici della vita di Maometto con la cosiddetta malvagità degli ebrei nel XX secolo, fu un opuscolo di 31 pagine in lingua araba intitolato "L’Islam e gli ebrei", pubblicato il 18 agosto 1937 al Cairo.

Da un lato, questo testo si basa sulle tradizioni dell’Islam primitivo, che riassume: “La battaglia tra gli ebrei e l’Islam ebbe inizio quando Maometto fuggì dalla Mecca a Medina”, che si legge nell'opuscolo.

E ancora: “A quel tempo i metodi ebraici erano già gli stessi di oggi. La loro arma era la diffamazione (…); dissero che Maometto era un truffatore (…), cercarono di minare l’onore di Maometto (…), iniziarono a porre a Maometto domande insensate e irrisolvibili. (…) Ma anche con questo metodo, come prima, non hanno avuto successo, così essi (…) hanno cercato di eliminare i musulmani”.

Allo stesso tempo, il testo attacca gli ebrei nella dizione di antisemitismo europeo definendoli “grandi uomini d’affari, sfruttatori, microbi e diffusori di peste; e fin dai tempi di Maometto, gli ebrei hanno costantemente cercato di distruggere i musulmani”. 

I versetti coranici e gli hadith”, arguisce ancora l’opuscolo, “dimostrano che gli ebrei sono stati i nemici più acerrimi dell’Islam e continuano a cercare di distruggerlo. Non credetegli, conoscono solo l’ipocrisia e l’astuzia. Tenete duro, lottate per il pensiero islamico, per la vostra religione e la vostra esistenza! Non riposate finché la vostra terra non sarà priva di ebrei”.

Questo opuscolo fu innovativo sotto molti aspetti: innanzitutto, mentre la letteratura islamica classica tratta la lotta di Maometto con gli ebrei come se fosse un episodio minore della vita del Profeta, ora il conflitto di Maometto con gli ebrei è presentato come un tema centrale della sua attività e alla loro ostilità nei suoi confronti viene conferito un significato cosmico.

In secondo luogo, le componenti anti-ebraiche dell’Islam, che erano state in precedenza latenti o di minore importanza ricevettero tutto d’un tratto nuovo vigore.

In terzo luogo, i versetti anti-ebraici contenuti nel Corano sono stati generalizzati e ritenuti validi per il XX secolo e, concordi con il razzismo europeo, agli ebrei è stata attribuita una certa natura immutabile con caratteristiche negative.

In quarto luogo, gli schemi religiosi sono stati combinati con elementi di una paranoica teoria del complotto: i musulmani erano considerati vittime eterne (“tentano di eliminare  i musulmani”) per legittimare nuove forme di aggressione (“non riposate finché la vostra terra non sarà priva di ebrei”), le quali ricordavano più le politiche dei nazisti che il comportamento di Maometto.

Nel settembre 1937, questo opuscolo assunse rilevanza grazie alla sua diffusione al Congresso nazionale arabo, tenutosi a Bludan, una stazione termale in Siria, 50 km a nord-ovest di Damasco.

Questo congresso che si svolse dall’8 al 10 settembre 1937, plasmò l’evoluzione del conflitto mediorientale per due ragioni: fu il punto di partenza di un movimento panarabo centrato sulla lotta contro il sionismo; fu il luogo dal quale l’opuscolo "L’Islam e gli ebrei" raggiunse il mondo arabo.


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